ROVERE

Il rovere (Quercus petraea (Matt.) Liebl.) è una latifoglia diffusa in Italia sul piano collinare e montano inferiore, tra i 300 e i 1100 m s.l.m. Durante il Medioevo, i pastori facevano pascolare i maiali nei boschi radi di rovere, dove si nutrivano di ghiande ricche di amido, ottenendo così una carne di qualità superiore rispetto a quella di animali alimentati con altre risorse.
Appartiene alla famiglia delle Fagaceae, ha una chioma largamente espansa e raggiunge altezze di 30-40 m. Si tratta di una specie con accrescimento lento e per questo motivo è molto longeva, vivendo fino a 800 anni. Il tronco del rovere è grigiastro, slanciato, fessurato longitudinalmente e presenta ramificazioni solo in cima. Le sue foglie hanno forma ovale, con 5-8 paia di lobi arrotondati e la superficie superiore è verde e lucida, mentre quella inferiore è più chiara. Il frutto tipico è una ghianda lunga 2-3 cm, attaccata al ramo tramite un picciolo cortissimo, quasi inesistente. Il rovere ha un apparato radicale molto profondo, che gli permette di tollerare bene la siccità. Per questo motivo, questa specie popola spesso terreni pietrosi: non per niente il suo nome scientifico deriva proprio dal termine “pietra”.
Il legno di rovere è molto apprezzato, ha un colore marrone con venature molto marcate ed è duro e resistente, e dunque ottimo per l’utilizzo esterno (arredo per giardino, tetti, ponti, …). Viene anche usato per costruire mobili pregiati, botti per far invecchiare il vino, parquet e nei cantieri navali. Inoltre, rappresenta un ottimo combustibile e viene impiegato nella produzione di carbone.
In Friuli Venezia Giulia, la superficie dei boschi di rovere ha subito una notevole contrazione, lasciando spazio alle colture agricole (vigneti e, in passato, castagneti da frutto).