CARPINO
Il carpino nero (Ostrya carpinifolia Scop.) fa parte della famiglia delle Betulaceae e può crescere spontaneamente nei boschi misti dell’Europa meridionale sia come albero sia come grande arbusto. Nelle zone più temperate viene molto apprezzato per il suo carattere ornamentale ed è quindi impiegato in parchi, giardini e viali cittadini. In Italia, si può trovare dalla fascia collinare ai 1000-1200 m s.l.m., in posizioni tendenzialmente soleggiate.
Questa specie ha tronco dritto, singolo o multiplo, con corteccia bruno-grigiastra e lenticelle più chiare, orizzontali e parallele tra loro, che tendono a sparire col passare del tempo. La sua chioma è ovale-conica e può raggiungere i 20 m di altezza. Le foglie sono ovali, allungate e con il margine seghettato. I fiori sono riuniti in amenti dalla lunghezza di 12 cm, visibili già a partire dall’autunno. Caratteristiche sono le infruttescenze, formate da un amento fruttifero color beige, che restano sull’albero fino all’inverno. Ogni noce è avvolta da una membrana piena d’aria, che costituisce l’organo di volo (che tuttavia risulta efficiente solo con vento forte). La forma di quest’organo ricorda vagamente una conchiglia, e infatti è proprio questa caratteristica, insieme alla durezza del legno, a procurare alla pianta il suo nome scientifico (dal greco “ostreon”, che significa “ostrica”).
Il carpino nero produce un legno bruno-rossastro pesante e duro, impiegato principalmente come combustibile e per produrre carbone, che risulta anche resistente all’acqua e all’umidità. Inoltre, questo legno viene usato anche per realizzare i pali per le vigne e per costruire attrezzi agricoli.
Insieme alla roverella (Quercus pubescens Willd., 1805) e all’orniello (Fraxinus ornus L.), il carpino nero corona l’Alta Pianura friulana, più in particolare sui versanti esposti a sud e su substrati calcarei e dolomitici, costituendo il prolungamento delle analoghe formazioni venete. Qui svolgono un’importante funzione protettiva e, pur essendo in parte lasciati a un’evoluzione naturale, vengono anche utilizzati per la produzione di legna da ardere, e quindi gestiti a ceduo. Nell’area carsica si possono trovare queste tipologie di boschi sotto forma di neoformazioni, derivanti dall’abbandono dell’attività agricola o in sostituzione delle pinete artificiali di pino nero (Pinus nigra J. F. Arnold, 1785). Infine, il carpino nero si può trovare anche nella zona costiera triestina in boschi denominati “ostrio-leccete”, in particolare associato a specie a portamento arbustivo come il leccio (Quercus ilex L., 1753) e altre specie mediterranee e orientali, come il terebinto (Pistacia terebinthus L., 1753) e la fillirea (Phillyrea spp.).