Severo il giudizio del Conaf (Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e forestali) sul documento post- Covid 19 redatto dalla Commissione di esperti nominata dal Governo e presieduta da Vittorio Colao. «Doveva offrire una visione del Paese dopo la pandemia, ma scorda completamente il settore agroalimentare e non immagina un futuro sostenibile per il Paese, ignorando le linee tracciate dalle Nazioni Unite con Agenda 2030. La prima cosa che salta agli occhi – mette in evidenza Sabrina Diamanti, presidente di Conaf – è la completa assenza del settore agroalimentare. Parliamo di un settore di importanza strategica per il rilancio del Paese, che vale circa 60 miliardi, di cui più di 40 di export (dati CREA) e che pone l’Italia come leader per la qualità e la sicurezza dei suoi prodotti. Un settore che durante l’emergenza Covid 19 ha continuato a fornire il suo apporto indispensabile ai consumatori e non si è fermato neanche durante il lockdown, dalla produzione, alla trasformazione, alla vendita, continuando a garantire qualità, sicurezza ed eccellenza dei prodotti italiani, a cui anche i dottori agronomi e dottori forestali hanno contribuito con il loro supporto di progettazione e consulenza».
«La seconda grave lacuna – continua Marcella Cipriani, vicepresidente di Conaf – è l’assenza dei riferimenti alla strategia europea “‘Farm to Fork”, che definisce il ruolo dell’agroalimentare nell’ambito del Green Deal Europeo per avviare la transizione verso un sistema agro-alimentare più sostenibile. Il “Piano per il rilancio dell’Italia” lo ignora totalmente, così come decontestualizza gli accordi internazionali di Agenda 2030, citata in maniera generica».
Infine, mette ancora in evidenza il Conaf, il Piano non prevede il tanto auspicato ammodernamento delle libere professioni: permane la confusione dei livelli formativi universitari derivanti dal DPR 328/2001, non è previsto un piano di innovazione delle professioni che svolgono un ruolo fondamentale per il rilancio del Paese, sia in termini di competenza che in termini di sussidiarietà.
«Crediamo – concludono i vertici del Conaf – che il piano debba essere rivisto con una visione globale, con le opportune correlazioni agli obiettivi di Agenda 2030 e ai suoi target e indicatori. Porteremo le nostre proposte agli Stati Generali dell’Economia chiedendo di realizzare un piano che ridefinisca i modelli di vita nelle città e nelle comunità, che ridistribuisca popolazione e insediamenti produttivi sulla base di criteri nuovi, privilegiando la prossimità all’aggregazione, che applichi la trasparenza del cibo seguendo la strategia “Farm to Fork”. Un piano che consideri, finalmente, applicato il superamento del Pil come unico indicatore di benessere e che preveda la monetizzazione di tutti quei servizi ecosistemici generati in alcune aree del Paese a beneficio di altre. In sostanza, un vero piano di rilancio del Paese a cui, ovviamente, i dottori agronomi e i dottori forestali si candidano a partecipare». (Fonte: Terra e Vita)